Che cosa c’è di strano in queste foto?
Capricci, tra realtà e fantasia.
Avete riconosciuto la Torre dei Lamberti e le mura di Castelvecchio di Verona? Ma siete proprio sicuri che siano state scattate tutte a Verona?
Sono incredibilmente stranianti le foto che il Corriere della Sera ha pubblicato il 22 gennaio accompagnando l’articolo di Paolo Ottolina, inviato in Cina a scoprire il nuovo Quartier Generale della Huawei: merli ghibellini, torri medievali, anfiteatri, boulevard parigini, architetture teutoniche, edifici del Vecchio Continente spuntano a Dongguan, un’area di 1,4 milioni di metri quadrati e 25 mila impiegati.
Un capriccio architettonico contemporaneo che ricorda quelli che i pittori dipingevano nel Settecento, accostando edifici classici o rovine antiche a palazzi gotici creando effetti di straordinario realismo con visioni di pura fantasia.
Nel Settecento dietro il capriccio si celavano l’idea di rappresentare quello che “fabbricar potrebbesi” (come diceva Algarotti) e l’ammirazione per il mondo antico o il classicismo in generale. Ne potete ammirare qualche esempio nelle opere in mostra in questi giorni a Palazzo Chiericati, il Trionfo del colore.
E per Huawei? “Ognuno di questi siti è stato scelto perché evocativo di qualche caratteristica della cultura europea e mondiale: Granada per il suo incontro di culture e religioni, Oxford come simbolo di cultura ed eccellenza, Heidelberg perché sede di una delle università più antiche e reputate, e così via. Verona è stata scelta perché “tra le più belle città italiana” e perché ambientazione del Romeo e Giulietta di Shakespeare. Quest’area del campus è disegnata per riproporre un’atmosfera di quella che gli italiani chiamano ‘la bella vita’”, si legge nei documenti ufficiali Huawei, riportati da P. Ottolina.
Nobile, dunque, l’idea di partenza. I risultati non possono che definirsi sorprendenti, anche se, nel nostro mondo contemporaneo, viene facile e immediato l’accostamento ad altre operazioni che giocano sull’illusione e la fantasia per scopi meramente ludici, come la Venezia di Las Vegas.
E sorge spontanea la domanda : semplice infatuazione di simboli o ammirazione per il Vecchio Continente e per la sua straordinaria millenaria cultura?
E’ bello pensare che sia la seconda ipotesi quella giusta.
E dire che un tempo era la millenaria cultura cinese ad essere fonte di ispirazione e curiosità per il Vecchio Continente. Da Marco Polo in poi sono innumerevoli i contatti e i riferimenti alla Cina nell’arte e nella cultura occidentale.
E noi a Vicenza ne abbiamo un esempio straordinario a Villa Valmarana ai Nani: nella Foresteria c’è una stanza intera dedicata all’Oriente, alle sue stoffe, ai suoi idoli e alle sue atmosfere, raccontate con un pizzico di ironia e rêverie da Giandomenico Tiepolo.