Vicenza nel Settecento e Goethe

Vicenza è considerata da molti la culla del Rinascimento Veneto in quanto, nei secoli, ha mantenuto splendidi esempi di uno stile architettonico rinnovato grazie all’opera e all’ingegno del celebre architetto Andrea Palladio. Non a caso, dal Cinquecento Vicenza è nota anche come “la città del Palladio”.
Ma ci siamo mai chiesti come si presentava Vicenza a un visitatore nel ‘700?
gothe-in-italiaPer farcene un’idea, basta immergersi nella lettura del libro intitolato “Goethe in Italia” che altro non è che, un saggio di racconti tratti dal ben più famoso “Italienische Reise” scritto da Johann
Wolfgang von Goethe nei primi anni dell’800.
Nel Settecento il “turismo”, come lo conosciamo oggi, non esisteva. Viaggiare era pericoloso, gli spostamenti erano lenti e pochissime persone parlavano una lingua straniera, un viaggio, quindi, restava comunque sempre un’impresa notevole, costosa e non senza pericoli. Il viaggio di Goethe fu una specie di fuga. Il lavoro come ministro a Weimar aveva soffocato la sua creatività e sentì quindi, la necessità di cambiare pelle: l’Italia era sempre stata il suo sogno e visitandola sperava di poter rinascere come artista.
Goethe “approda” a Vicenza tra il 19 e il 26 settembre del 1786 dopo aver fatto tappa a Trento e poi a Verona. Descrive il suo viaggio da Verona a Vicenza come uno spostamento che, anche se è lungo circa quattro ore, nel contempo è piacevole perché percorrendo una strada larga e ben curata che attraversa la pianura, la vista può spaziare dalla campagna fertile alle colline in pieno fermento per la raccolta dell’uva. Goethe giunge Vicenza e, subito poche ore, comincia la sua visita alla nostra città. E qui, leggendo, scopriamo il primo interessante dettaglio: Vicenza nel ‘700 aveva già pubblicato “per comodo dei forestieri” (come afferma lo scrittore) un volumetto “assai grazioso con incisioni e con testo che rivela intelligenza d’arte”. Si deduce quindi, che la nostra città, nel ‘700 disponeva di una guida turistica più o meno dettagliata che descriveva le sue strade e i suoi bei palazzi.

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Goethe fa un giro in centro, viene rapito dalla bellezza delle architetture palladiane che …”con la loro mole e la loro imponenza essi devono, per così dire, riempire gli occhi, mentre con la bella armonia delle dimensioni, non solo nel disegno astratto, ma in tutto l’insieme della prospettiva…appaga lo spirito”; ma ciò che ci interessa veramente è come vede la città al di là delle bellezze artistiche? Come è la Vicenza di quegli anni? Goethe la descrive come una città viva, in fermento e i vicentini come persone che sanno godersi i vantaggi di una grande città che si dimostrano molto affabili e pieni di attenzioni se ci si rivolge a loro. Sicuramente, altro dettaglio interessante, rimane piacevolmente colpito dalle donne vicentine.

Tiepolo_naniAfferma, infatti, che gli piacciono “in modo speciale perché sono creature leggiadre in tutto e per tutto” e scopriamo poi, che all’epoca, la maggior parte delle vicentine aveva “capelli neri e ricciuti” anche se ”ve n’ha anche di bionde, ma queste non sono tanto del mio gusto”. E i nostri teatri come li vede? Rimane senz’altro incantato dal Teatro Olimpico, ma ciò che è interessante sapere è che Goethe partecipa ad uno spettacolo all’ ormai scomparso Teatro Eretenio. Lui stesso ce ne dà anche una descrizione dettagliata: “ è bello, nuovo, grazioso, adatto all’eleganza di una città di provincia. Ogni palco è ricoperto di un tappeto dello stesso colore, solo quello del Capitano Grande si distingue per la coperta un po’ più lunga”. Descrive, inoltre, i vicentini come degli amanti del teatro che applaudono freneticamente agli attori al loro apparire sulla scena. Attraverso la narrazione di un incontro tra Goethe e il Dottor Turra scopriamo infine che Vicenza disponeva in quegli anni di un orto botanico, “un erbario della flora italiana”, ma che a causa dell’incuria e il disinteresse della città, purtroppo, stava per essere completamente perduto. Insomma, in quegli anni Vicenza era già tutta da scoprire: una città viva, in movimento dove non passavano inosservate molte idee buone e dove lo splendore dei suoi palazzi, che ancora oggi possiamo ammirare, non restava del tutto indifferente al visitatore.

Bibliografia:
Bonaventura Tecchi – Goethe in Italia (e particolarmente a Vicenza) con le giornate del soggiorno vicentino e gli appunti per Carlotta Von Stein e una postilla di Giacomo Zanella.
Accademia Olimpica – Vicenza-15 marzo 1979